Negli ultimi 15 anni, si è spesso attribuita alle banche la responsabilità della stretta creditizia nei confronti delle imprese italiane. Tuttavia, i dati suggeriscono uno scenario opposto: sarebbero stati gli stessi imprenditori a ridurre il ricorso agli istituti di credito, affrontando il problema della liquidità attraverso l’autofinanziamento.
A evidenziarlo è l’Ufficio studi della Cgia; a supporto di questa interpretazione, si registra anche un netto calo della domanda di credito da parte delle imprese negli ultimi anni. Grazie ai buoni risultati economici ottenuti, molte attività ancora in mercato hanno incrementato i propri risparmi, destinandoli poi alla copertura delle spese correnti e agli investimenti.
In quasi 15 anni -329 miliardi di prestiti
Alla fine di dicembre 2011, all’inizio della crisi dei debiti sovrani, i prestiti bancari alle imprese italiane ammontavano a 995 miliardi di euro. Verso la fine del 2024, questa cifra è scesa a 666 miliardi, segnando una contrazione di 329 miliardi di euro, pari al 33%. Parallelamente, nello stesso periodo, i depositi bancari delle aziende sono aumentati da 219 a 519 miliardi, con un incremento di 300 miliardi di euro (+137%).
La riduzione del credito alle imprese è il risultato di una combinazione di fattori. Oltre a quelli già menzionati, va considerata la profonda trasformazione del sistema bancario, innescata dalle direttive della Banca Centrale Europea. Le crisi finanziarie degli ultimi decenni hanno infatti portato all’introduzione di criteri più rigidi nella valutazione del merito creditizio e del rischio.
Inoltre, gli istituti bancari hanno dovuto rafforzare significativamente il proprio livello di patrimonializzazione, adottando strategie di razionalizzazione dei prestiti, soprattutto nei confronti delle imprese con un profilo di rischio più elevato. Ciò ha contribuito a contenere l’incidenza dei crediti deteriorati, che negli anni sono stati progressivamente ridotti grazie alla cessione delle sofferenze attraverso il mercato delle cartolarizzazioni.
Aiuti in calo per le cartolarizzazioni
Nel periodo tra il 2011 e il 2024 si sono alternati diversi periodi di contrazione del credito alle imprese: dal 2012 al 2015, nel 2019, nella prima parte del 2020 e a partire dal 2023 fino ad oggi. È importante sottolineare che la fase di forte crescita che si è verificata tra la metà del 2020 e il 2022 è stata il risultato delle misure adottate per affrontare la crisi pandemica.
In particolare, i governi Conte 2 e Draghi hanno introdotto provvedimenti di sostegno al credito, tra cui la garanzia statale al 100% sui prestiti, che hanno permesso un aumento dei prestiti alle società non finanziarie, corretti per le cartolarizzazioni e altre cessioni.
I risparmi sono cresciuti soprattutto a Nordest
Tra novembre 2011, quando i prestiti alle imprese hanno raggiunto il loro massimo, e novembre 2024, ultimo dato disponibile, la contrazione più marcata si è registrata nel Centro (-42,6%) e nel Sud (-42,4%). In termini assoluti, il calo più significativo ha riguardato proprio il Mezzogiorno, con una riduzione di 118,1 miliardi di euro.
A livello provinciale, le flessioni più accentuate si sono osservate a Siena (-59,1%), Savona (-58,9%), Siracusa (-56,8%), Novara (-53,8%) e Rovigo (-52,4%). Al contrario, le uniche province in controtendenza sono state Trieste (+1,4%) e Bolzano (+1,5%). Complessivamente, la media nazionale ha segnato un calo del 34,9%.
L’area che ha registrato l’aumento più marcato dei depositi aziendali è il Nordest, con un incremento del 178%. A livello provinciale, il primato spetta a Cremona, dove i depositi delle imprese sono cresciuti del 298,3%. Seguono Bolzano (+281,6%), Enna (+278,9%), Salerno (+270%) e Potenza (+257,7%). L’unica provincia a segnare una contrazione dei risparmi è stata Siena, con un calo del 20,1%.